La fine della Repubblica romana
La
storia di Roma abbraccia i secoli dall’VIII a.C. al V d.C.
Al
753 a .C.
viene tradizionalmente fissata la data di fondazione e al 476 d.C. la data
della caduta dell’Impero romano d’Occidente.
In
questi secoli Roma ebbe tre forme di governo:
MONARCHIA
|
753-
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MONOS=UNO
SOLO
ARCHIA=POTERE
Forma
di governo in cui il potere è nella mani di una sola persona, la cui carica
non è elettiva.
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REPUBBLICA
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509-
|
RES=
COSA
PUBLICA=
COMUNE
Forma
di governo in cui il potere è nelle mani di un capo e di un insieme di
cittadini eletti direttamente( Presidente e Parlamento della Repubblica)
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IMPERO
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31-476
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IMPERIUM=
COMANDO
Forma
di governo in cui il potere è nelle mani di un sovrano chiamato imperatore.
In
latino il termine stava ad indicare il generale vittorioso.
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Dopo
la cacciata di Tarquinio il Superbo nel 509, a Roma venne proclamata la Repubblica , i cui
organi di governo più importanti erano:
CONSOLATO
|
2
MAGISTRATI CHIAMATI CONSOLI
IN
CARICA 1 ANNO
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POTERE
ESECUTIVO E COMANDO DELL’ESERCITO
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SENATO
|
300
MAGISTRATI
PATRIZI
CARICA
A VITA
|
POTERE
CONSULTIVO
|
COMIZI
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ASSEMBLEE
DEI PATRIZI E PLEBEI
SU
BASE CENSITARIA
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POTERE
LEGISLATIVO, ELETTIVO E GIUDIZIARIO.
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La
società romana non si basava sull’uguaglianza; essendo le magistrature gratuite, potevano essere
avviati alla carriera politica solo i patrizi, la cui ricchezza era basata
sulle terre e sugli schiavi.
Dopo
le guerre italiche e puniche (III/II sec.) a Roma cominciarono ad affluire enormi
quantità di ricchezze provenienti dai bottini di guerra e dalle tasse. Questo
afflusso di ricchezze favorì la nascita di una terza classe non di nobili né di
plebei, i CAVALIERI o ordine equestre,
la cui ricchezza derivava dagli affari e dai commerci con le terre conquistate.
I cavalieri, però, erano esclusi dai
diritti politici e a un certo punto
cominciarono a reclamarli. Tali richieste furono appoggiate dal PARTITO POPOLARE formato da cavalieri e
plebei, nemici dell’altro schieramento OTTIMATI
, espressione dell’aristocrazia senatoria.
I POPOLARI volevano la distribuzione del grano, la distribuzione
delle terre, la cittadinanza per gli Italici, gli OTTIMATI volevano mantenere i loro privilegi e difendere la società
romana tradizionale.
Presto
i due partiti entrarono in contrasto, scatenando una vera e propria guerra civile che finì col mettere in
crisi la Repubblica.
Il
primo colpo alla Repubblica fu dato dall’aristocratico Cornelio Silla, il quale, dopo aver sconfitto il popolare Mario si attribuì la
magistratura di DITTATORE, assumendo
un potere illimitato, eliminando gli avversari con le liste di proscrizione e
rafforzando il potere del senato.
Non a caso Silla è stato considerato un
precursore dell’impero.
Ma
il partito popolare non era stato eliminato e riprese la sua battaglia. La sua
forza si vide quando nel 70 riuscì a far eleggere due suoi uomini: Pompeo e
Crasso come consoli. Il primo, abilissimo generale, fu a lungo corteggiato dal
senato che lo voleva dalla sua parte. Altro uomo forte di questo momento era Caio
Giulio Cesare, di cui Pompeo aveva sposato la figlia Giulia. I tre, Pompeo, Crasso e
Cesare, in un primo momento si accordarono per togliere il potere al senato,
dando vita ad un accordo che viene ricordato come Primo triumvirato. Ma il legame tra i tre si spezzò, in particolare
tra Cesare e Pompeo e la loro rivalità si accentuò soprattutto dopo la morte di
Giulia e di Crasso. Pompeo e Cesare
scatenarono una nuova guerra civile che vide contrapposti il partito dei
cavalieri rappresentato da Cesare e il partito dei senatori-ottimati
rappresentato da Pompeo. La guerra fu devastante e durò quattro anni. La
seconda guerra civile si concluse con la vittoria di Cesare che con l’aiuto dei
cavalieri e della plebe attuò un vasto programma di riforme, mal visto dai
senatori. In particolare il senato
vedeva in lui l’uomo che voleva instaurare un potere personale, in spregio alle
libertà repubblicane. Fu ordita una congiura che portò all’uccisione di Cesare
in senato, colpito da 23 pugnalate (Idi di Marzo, 44).
Cesare
si era fregiato del titolo di dittatore a vita e di imperatore.
Dopo
la sua morte, i suoi fedeli, tra cui il suo generale Marco Antonio e il
pronipote-figlio adottivo Ottaviano , ne raccolsero l’eredità e soprattutto
giurarono di vendicarne la morte inseguendo i cesaricidi (Bruto e Cassio),
difensori della Repubblica. Seguirono proscrizioni ed eliminazioni e si giunse
a dare vita ad un secondo triumvirato formato da Antonio, Ottaviano e Lepido.
Ma ben presto tra Antonio e Ottaviano,
tra l’altro cognati, aveva sposato la sorella di Ottaviano, Ottavia, si giunse
ben presto ad una rottura. Antonio, infatti si era innamorato di Cleopatra
regina d’Egitto, già legata a Cesare, e voleva farne la sua sposa.
Ottaviano
lo attaccò , dichiarandolo traditore e presso Azio inflisse una dura sconfitta
alla sua flotta navale. Era il 31
a . C. Antonio e Cleopatra, per non cadere vittime del
nemico che li incalzava, si diedero la morte con la spada il primo, con il
morso di un aspide la seconda.
Rimasto padrone assoluto della scena
romana, Ottaviano divenne princeps e il principato subentrò alla repubblica.
Una
realtà vasta e diversificata come quella del territorio sottoposto al dominio
di Roma non poteva più essere governata dalle magistrature repubblicane;
occorreva un potere superiore, un capo unico.
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