mercoledì 11 dicembre 2013

L'acqua, un bene comune

TUONI, FULMINI, SAETTE.
Da giorni  il cielo intorno ardeva di rossi fuochi minacciosi e l’aria era greve di un mistero indefinito.
-Corriamo da quella parte!
-Perché, Alan, che cosa c’è?
- Ho visto qualcosa, Barth!
-Che cosa?
- Non lo so…forse una luce…forse qualcosa o qualcuno! Forse qualcuno.
- Potrebbe essere pericoloso. Io ho paura, ma non voglio lasciarti solo. Andiamo.

Barth e Alan erano amici inseparabili e gli amici inseparabili, si sa,  non si separano mai, soprattutto nei momenti più difficili.
Si erano conosciuti in prima elementare e da allora, erano  passati sette anni, non si erano mai persi di vista. Li univa la passione per la robotica , le passeggiate all’aperto e una spiccata curiosità  per il mondo e i suoi abitanti. Alan però aveva una marcia in più per via di quel suo carattere ribelle e impulsivo, a cui faceva da contrasto   una faccia buffa e  piena di lentiggini.
Nel paese non si parlava d’altro; c’era chi azzardava teorie scientifiche , ma i più fantasticavano su  visite aliene, provenienti chissà da quali galassie. Erano certi, costoro, che si trattasse di creature viventi catapultate sulla terra da uno dei buchi neri sparsi nell’Universo.
Barth ne era convinto. Da  sempre appassionato di cerchi nel grano, si vantava di averne individuato uno di modeste dimensioni, nei pressi del fontanile. Da qui, la sua ipotesi era presto fatta: gli extraterrestri erano scesi sulla Terra per rubare l’acqua del nostro pianeta.
-         Fantasie, Barth, solo fantasie.
Alan, infatti  era scettico, molto scettico e non avanzò nessuna spiegazione, almeno all’inizio.
Comunque tutte e due decisero che si sarebbero dati da fare per scoprire la verità.

E statene certi che lo avrebbero fatto.

Sistematicità e costanza, secondo Barth, intuito e prontezza dal punto di vista di Alan.
Come avrebbero messo insieme questi loro metodi di indagine era un mistero.
Intanto il primo cominciò a raccogliere tutti gli indizi su un taccuino.
Alla fine risultò che i primi avvistamenti erano iniziati il giorno successivo alla  scoperta del cerchio di grano presso il fontanile, precisamente il giorno 24 giugno 3015 e che i lampi di fuoco apparivano e scomparivano a intervalli regolari (durante il giorno se ne contarono esattamente 12).

AVVISO AI CITTADINI

Si avvisa la cittadinanza che nei prossimi giorni l’erogazione dell’acqua potabile potrà subire delle limitazioni, a causa dell’abbassamento del livello delle disponibilità idriche.
Per qualsiasi informazione, contattare l’Ufficio tecnico o chiamare il numero verde 800 900 600.

Il Sindaco



La notifica dell’ordinanza sindacale sembrò chiudere il cerchio degli indizi e confermare i sospetti di Barth.
-         Dammi retta, Alan. Sono gli alieni! Rubano la nostra acqua!

Qualche giorno più tardi, una nuova ordinanza sindacale vietò l’uso delle utenze idriche domestiche e dispose che l’acqua fosse acquistata dalle fontanelle pubbliche, presidiate dalla polizia locale e da un esattore delle imposte che erogava il liquido in base alla somma di denaro versata.
La vita nel paese era diventata  un inferno.

-Ho tre bambini piccoli.
-Dovrò chiudere il mio ristorante?
-Non potrò più fare il pane!
- Il mio giardino…

C’era un uomo  vestito di bianco , con una conca e un  mestolo; si aggirava per le vie e le piazze del paese a distribuire acqua ai passanti. Anche Barth  e Alan bevvero l’acqua dalla conca, pensando a quanti lo avevano fatto quel giorno prima di loro.
Che cosa sarebbe successo se l’acquedotto comunale si fosse seccato del tutto?

-E’ tardi, Alan, andiamo via.
 Barth era sfinito per  il lungo appostamento, ma proprio quando stavano per lasciare il fontanile, si accorsero che qualcosa lampeggiava.
Un fascio di luce a intermittenza rischiarava la zona e un rumore sordo scuoteva l’oscurità.
C’era una strana atmosfera di attesa che raggelava i pensieri e impediva qualsiasi decisione. Alan chiamò Barth, bisbigliandogli nell’orecchio. Restarono immobili.
Dal cielo appena sopra di loro, videro scendere un fascio di luce luminosa imperlato di microscopiche goccioline d’acqua, sembrava una cascata di perle diafane che invece di scendere, saliva. Alan e Barth seguirono la scia luminosa e si accorsero che  terminava nel fontanile.
-Barth, guarda la luce, sembra che beva l’acqua del fontanile! Andrò a vedere da vicino, rimani qui.
Barth aveva paura a rimanere da solo, perciò seguì  l’amico, ma nel muoversi urtò la ferraglia dietro la quale si era appostato, producendo un rumore assordante, reso ancora più stridulo dal silenzio della notte.

Contemporaneamente il raggio luminoso assunse le sembianze di un gigante meccanico che roteando i suo occhi di brace sulla campagna deserta, illuminò  Barth e Alan.
Pietrificati e sospesi come due stalagmiti, Alan e Barth riuscivano a malapena a respirare; ogni tanto uno sguardo forzato dava la misura esatta del loro terrore.
Quegli attimi sembrarono infiniti; sospesi a metà strada tra il cielo e la terra. Nessuno dei due osava pensare a che cosa sarebbe successo da lì a poco.
Ma ecco, come un’eco lontana, ebbero la sensazione di sentire una voce, forse più di una voce.
Da quella singolare posizione, si sentirono vicini alle stelle.
Lanterne cinesi salivano leggere , puntellando di fuochi la volta del cielo, mentre un canto di libertà saturava l’aria, rompendone il silenzio.
Li avresti potuti riconoscere tutti gli abitanti del paese, uno a uno, sfilare dietro l’uomo vestito di bianco.
La marcia dell’acqua era stata organizzata giorni prima proprio per quella sera.
Mille o forse più persone, bambini, adulti, anziani avanzavano in religioso silenzio verso il fontanile per una veglia comune.
Alan e Barth restarono a guardare  meravigliati, mentre  i loro sguardi si addolcivano scaldati dal respiro  dei manifestanti.
Quale fu la reazione del corteo, quando, risalita la pianura, si trovarono davanti a quella strana scena, non è difficile da immaginare.
In quel momento , a tutti gli attori di quella strana notte, si chiarì un mistero che ormai durava da giorni.
Ognuno di loro, incrociando gli sguardi, ebbe tutte le risposte.
Era il momento di agire. L’uomo dalla veste bianca cominciò ad avanzare verso il fascio luminoso, offrendo l’acqua attinta dalla conca.
Nessuno sapeva la risposta, ma in quella atmosfera rarefatta nulla lasciava pensare al peggio.
La luce robotica dapprima si irrigidì, facendo vorticare Alan e Barth, poi divenne sinuosa e lentamente depose a terra i due ragazzi.
Simile a un aspirapolvere, risucchiò il manifestante che scomparve dalla vista dei presenti.
Non passò molto tempo e la luce vivente ricomparve.
Il cielo illuminato dalle lanterne cinesi, illuminò l’uomo dalla veste bianca: la conca e il mestolo erano spariti.
Alan e Barth   si girarono a guardare la scia luminosa dell’astronave  in fuga verso l’Universo

martedì 10 dicembre 2013

LA LETTERA DA VENTIMIGLIA (U. FOSCOLO,pp. 294-296)

Rispondi sul quaderno


  1. Come è descritto il paesaggio al confine tra Francia  e Italia?
  2. Quale figura retorica ravvisi nel verso "la natura siede qui solitaria e minacciosa..(rigo 10)?
  3. Quali sono i rischi che gli Italiani corrono per il futuro?
  4. Che cosa significa l'espressone "i nostri fasti..(rigo 22)?
  5. Dal rigo 25 in poi, Jacopo-Foscolo esprime una sua visione della storia. Qual è? Come la definiresti? C'è nella lettera una frase che potrebbe riassumere questa visone? Individuala e scrivila.
  6. Perché, secondo Jacopo, gli uomini inventano la religione?
  7. Qual è dal punto di vista del personaggio l'unica vera virtù?
  8. Perché Jacopo rinuncia a fuggire?
  9. Dove decide di andare? perché?
  10. Esprimi una tua riflessione sul personaggio di Jacopo Ortis.