mercoledì 12 dicembre 2012

Scrivere una didascalia

Cari ragazzi, ho trovato una articolo UTILE  sulla DIDASCALIA.
Che cos'è, come si scrive, perché si scrive e quali errori si devono evitare. 
Dopo aver letto con attenzione,  scrivete la vostra didascalia.

 I nostri articoli 
     Comunicazione Editoriale 


Editing II: Come si scrivono le didascalie
Nel lavoro di redazione la scrittura delle didascalie ricopre notevole importanza perché, dopo i titoli, sono le parti più lette. 

Prima della didascalia viene la foto
. Si tratta di un primato logico e di comunicazione. La foto si vede prima e cattura l’attenzione più delle parole. Ecco perché ogni discorso sulle didascalie ha senso solo dopo aver esaminato (e scelto) le immagini. Se queste ultime sono deboli, mal tagliate e mal impaginate, banali, anche le didascalie, per quanto ben scritte, avranno i loro problemi.

Le immagini sono portatrici di dinamicità ed emozioni, raccontano storie, qualche volta in modo memorabile. Foto e disegni possono anche essere elementi puramente decorativi, estetici, e in questo caso potrebbero presentarsi anche senza la didascalia perché ogni commento sarebbe di troppo. In questi casi è come se l’immagine fosse un’isola, un’emergenza dal mare, senza espliciti “ponti” di testo che la colleghi all’ articolo. Quando l’immagine abbia invece un contenuto informativo specifico la didascalia è importante . Il suo compito è di completare, esaltare – a volte svelare – il messaggio già contenuto nella foto o nel disegno. 

Scrivere didascalie è un po’ come scrivere per i non-lettori, ossia per coloro che “guardano” o “sfogliano” il giornale. Per questa ragione la sintesi è ancora più importante del solito: l’obiettivo da perseguire è di trasferire il massimo del contenuto con il minor numero di parole possibili.

Le didascalie migliori nascono da una ricerca da parte del redattore che non si limita a riproporre contenuti già presenti nell’articolo, ma aggiunge informazione partendo dall’immagine. Così facendo la qualità giornalistica del prodotto finale è più alta. Un buon esempio di questo trattamento del testo e delle immagini-corredate da didascalie è la rivista National Geographic, nella quale lo scrittore e il fotografo raccontano “a due mani” la loro versione di un’unica storia/luogo. 

L’errore più frequente nello scrivere una didascalia (vedi elenco completo a fine articolo) è quello di sprecare spazio prezioso per scrivere ovvietà. Che quello sia Silvio Berlusconi, lo sanno tutti, che stia stringendo la mano ad un signore, lo si vede. Ecco perché vale la pena scrivere altro, per esempio chi è l’uomo sconosciuto, perché è lì - ossia dove, se non si capisce già dalla foto - e a quando risale la foto. Insomma la didascalia è un’occasione per dire di più, non per ripetere. 

I 7 errori più comuni

1. Dichiarare l’ovvio. Descrivere ciò che si vede nella foto e che è evidente a chiunque la guardi è infatti inutile e noioso.

2. Scrivere in didascaliese. Nella foto a destra si vede …. In quella a sinistra …. Si tratta di una sottospecie dell’errore precedente: le didascalie servono per dare informazioni sulle foto, tutti lo sanno, è inutile ribadirlo. 

3. Omettere dati significativi o di contesto che permettano di interpretare l’immagine

4. Essere generici. In una buona didascalia, secondo la scuola americana, si dovrebbe citare il nome del cane, la marca della birra e l’anno di fabbricazione dell’automobile.

5. Essere prolissi. La sintesi è in generale una qualità della buona scrittura, ancor di più nelle didascalie.

6. Cambiare stile da una didascalia all’altra. “Da sinistra a destra, dall’alto al basso … “ sono indicazioni che appesantiscono la didascalia e che possono essere omesse se si ha fiducia nell’intuito del lettore (chi userebbe infatti un altro ordine per elencare nomi?). Ma se si decide di dare questo tipo di indicazioni è opportuno farlo sempre all’interno dello stesso articolo.

7. Sbagliare i nomi. Se capita in una didascalia è più grave. Per evitare errori vale la pena copiare e incollare dal corpo testo…

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