Guido i' vorrei che tu Lapo ed io"p. 183
Guido, i' vorrei che tu e Lapo ed io
fossimo presi per incantamento,
e messi in un vasel ch'ad ogni vento
per mare andasse al voler vostro e mio.
sì che fortuna od altro tempo rio
non ci potesse dare impedimento,
anzi, vivendo sempre in un talento,
di stare insieme crescesse 'l disio.
E monna Vanna e monna Lagia poi
con quella ch'è sul numer de le trenta
con noi ponesse il buono incantatore:
e quivi ragionar sempre d'amore,
e ciascuna di lor fosse contenta,
sì come i' credo che saremmo noi.
Guido, i' vorrei che tu e Lapo ed io
fossimo presi per incantamento,
e messi in un vasel ch'ad ogni vento
per mare andasse al voler vostro e mio.
sì che fortuna od altro tempo rio
non ci potesse dare impedimento,
anzi, vivendo sempre in un talento,
di stare insieme crescesse 'l disio.
E monna Vanna e monna Lagia poi
con quella ch'è sul numer de le trenta
con noi ponesse il buono incantatore:
e quivi ragionar sempre d'amore,
e ciascuna di lor fosse contenta,
sì come i' credo che saremmo noi.
COMPRENSIONE
Guido,
io vorrei che tu, Lapo e io fossimo rapiti per magia e messi su una nave che
navigasse per ogni mare, spinta dal nostro comune sentire, in modo che né
tempesta né altro tempo cattivo ci potesse ostacolare , anzi, vivendo
accomunati dalla stessa volontà, il desiderio di stare insieme potesse crescere
sempre di più. Vorrei poi che il potentissimo mago mettesse sulla stessa nave
le nostre donne, Vanna, Lagia e quella che occupa il trentesimo posto (non è Beatrice
che nel catalogo delle sessanta donne più belle di Firenze scritto da Dante e
ora perduto, occupava il nono posto).
Sulla barca vorrei parlare sempre dell’amore e vorrei che ciascuna delle nostre
donne fosse contenta, così come , credo, lo saremmo noi.
ANALISI
METRICA E STILISTICA
Questo sonetto fu scritto da Dante
durante il suo periodo giovanile e fa parte della raccolta “Rime” composta
successivamente alla “Vita Nova”.
SONETTO DI ENDECASILLABI
ABBA ABBA
-RIME INCROCIATE
CDE EDC –RIME INVERTITE
Dante si ispira al
modello letterario del plazer provenzale, a cui
mescola suggestioni tratte dal ciclo
arturiano. Il mago incantatore, infatti, è Merlino, possessore di una
nave mossa dal pensiero di chi la guidava.
Il lessico è semplice e non presenta suoni aspri . La sintassi è lineare.
La musicalità della composizione è ricercata attraverso numerose allitterazioni
(“o” 1 v.), anafore (monna ripetuto al v. 9).
Il ritmo è lento e questa particolare lentezza è
dovuta alla pausa della virgola già al primo verso, dal susseguirsi di parole
brevi e da una ripetizione del polisindeto come nel primo verso: “tu e Lapo ed
io”.
ANALISI
TEMATICA
Dal punto di vista tematico il
sonetto celebra, nelle quartine, il
valore dell’amicizia , intesa soprattutto come comunanza di ideali e , nelle
terzine, il ragionar d’amore con chiaro riferimento alla poesia amorosa
stilnovista. L’atmosfera è quella tipica del sogno e a crearla contribuiscono
l’”incantamento”, il “buono incantatore” e quel “sempre” finale che avvolge
l’occasione in una dimensione senza tempo.
APPROFONDIMENTO
Il componimento è dedicato a Guido Cavalcanti e a Lapo Gianni, due poeti
stilnovisti molto cari all’autore. Lo
Stilnovismo si configurò, infatti, come un vero e proprio sodalizio tra persone
che condividevano gli stessi valori: la nobiltà intesa come gentilezza d’animo e non di sangue,
l’amore come esperienza di purificazione e la visone della donna come
donna-angelo, essere soprannaturale, intermediario tra Dio e l’uomo. La
poesia stilnovista che nella canzone di
Guinizzelli Al cor gentil rempaira sempre
amore trovò il suo manifesto, era espressione di una mutata concezione
sociale avvenuta nel Basso Medioevo. Venuta meno la funzione della nobiltà, la nuova classe dei borghesi proponeva
altri modelli e altri valori sia nel campo politico – vedi la nascita dei
Comuni- sia nel campo culturale.
L’ALTRA DONNA: PETRA
Petra è un’altra donna di Dante, certamente meno conosciuta rispetto a
Beatrice. A lei sono dedicate alcune poesie , CONOSCIUTE COME RIME PETROSE della raccolta Rime. È UNA
DONNA CHE SI COLLOCA ALL’OPPOSTO DELLA DONNA ANGELICATA.
Una delle canzoni più celebri è “Così nel mio parlar voglio esser aspro”.
La forma è strettamente connessa al contenuto: alla donna insensibile e crudele si addice uno stile che non più
essere dolce e
diviene aspro.
Così nel mio parlar voglio esser aspro p. 185
com’è ne li atti questa bella petra,
la quale ognora impetra
maggior durezza e più natura cruda,
e veste sua persona d’un diaspro
tal, che per lui, o perch’ella s’arretra,
non esce di faretra
saetta che già mai la colga ignuda:
ed ella ancide, e non val ch’om si chiuda
né si dilunghi da’ colpi mortali,
che, com’avesser ali,
giuncono altrui e spezzan ciascun’arme;
sì ch’io non so da lei né posso atarme.
com’è ne li atti questa bella petra,
la quale ognora impetra
maggior durezza e più natura cruda,
e veste sua persona d’un diaspro
tal, che per lui, o perch’ella s’arretra,
non esce di faretra
saetta che già mai la colga ignuda:
ed ella ancide, e non val ch’om si chiuda
né si dilunghi da’ colpi mortali,
che, com’avesser ali,
giuncono altrui e spezzan ciascun’arme;
sì ch’io non so da lei né posso atarme.
Prima stanza della canzone ( in tutto
sei stanze di endecasillabi e settenari)
CONVIVIO
ENCICLOPEDIA
DEL SAPERE MEDIEVALE .
Iniziata dopo l’esilio, l’opera è
rimasta incompiuta. Il sapere medievale è esposto sotto forma di versi e prosa.
Nonostante i temi siano di un certo livello e in quanto tali erano generalmente
espressi in latino , Dante usa
il volgare per comunicare a un pubblico più ampio.
LEGNO SANZA VELA E
SANZA GOVERNO p.190
. Poi che
fu piacere de li cittadini de la bellissima e famosissima figlia di Roma,
Fiorenza, di gittarmi fuori del
suo dolce seno6 – nel
quale nato e nutrito fui in fino al colmo de la vita mia, e nel quale, con buona pace di quella,
desidero con tutto lo cuore di riposare l’animo stancato e terminare lo tempo che
m’è dato7–, per le parti quasi tutte a le quali
questa lingua si stende, peregrino,
quasi mendicando, sono andato, mostrando contra mia voglia la piaga de la
fortuna, che suole ingiustamente al piagato molte volte essere imputata8. Veramente io sono stato legno sanza vela
e sanza governo, portato a diversi porti e foci e liti dal vento secco che
vapora la dolorosa povertade; e sono apparito a li occhi a molti che forseché
per alcuna fama in altra forma m’aveano imaginato, nel conspetto de’ quali non
solamente mia persona invilio, ma di minor pregio si fece ogni opera, sì già
fatta, come quella che fosse a fare.
È l’inizio del Convivio;
Dante parla di se stesso e della sua condizione di esule.
DE VULGARI ELOQUENTIAE
Opera incompiuta e iniziata dopo l’esilio. Tratta
della lingua volgare in latino. L’autore delinea le varie parlate locali e definisce il modello di volgare
illustre. È anche una
sorta di storia della letteratura, in quanto Dante ricorre a numerosi esempi
tratti dalla Scuola poetica siciliana e dallo Stilnovismo.
La definizione del
volgare illustre p. 202
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