mercoledì 12 dicembre 2012

Dante Alighieri : lezione del giorno 12/12/2012


Guido i' vorrei che tu Lapo ed io"p. 183

Guido, i' vorrei che tu e Lapo ed io
fossimo presi per incantamento,
e messi in un vasel ch'ad ogni vento
per mare andasse al voler vostro e mio.

sì che fortuna od altro tempo rio
non ci potesse dare impedimento,
anzi, vivendo sempre in un talento,
di stare insieme crescesse 'l disio.

E monna Vanna e monna Lagia poi
con quella ch'è sul numer de le trenta
con noi ponesse il buono incantatore:

e quivi ragionar sempre d'amore,
e ciascuna di lor fosse contenta,
sì come i' credo che saremmo noi.
COMPRENSIONE
Guido, io vorrei che tu, Lapo e io fossimo rapiti per magia e messi su una nave che navigasse per ogni mare, spinta dal nostro comune sentire, in modo che né tempesta né altro tempo cattivo ci potesse ostacolare , anzi, vivendo accomunati dalla stessa volontà, il desiderio di stare insieme potesse crescere sempre di più. Vorrei poi che il potentissimo mago mettesse sulla stessa nave le nostre donne, Vanna, Lagia e quella che occupa il trentesimo posto (non è Beatrice che nel catalogo delle sessanta donne più belle di Firenze scritto da Dante e ora perduto,  occupava il nono posto). Sulla barca vorrei parlare sempre dell’amore e vorrei che ciascuna delle nostre donne fosse contenta, così come , credo, lo saremmo noi.

ANALISI METRICA E STILISTICA
Questo sonetto fu scritto da Dante durante il suo periodo giovanile e fa parte della raccolta “Rime” composta successivamente alla “Vita Nova”. 
SONETTO DI ENDECASILLABI
ABBA ABBA  -RIME INCROCIATE
CDE   EDC –RIME  INVERTITE

Dante si ispira al modello letterario del plazer provenzale, a cui mescola suggestioni tratte dal ciclo arturiano. Il mago incantatore, infatti, è Merlino, possessore di una nave mossa dal pensiero di chi la guidava.
Il lessico è semplice e non presenta suoni aspri . La sintassi è lineare. La musicalità della composizione è ricercata attraverso numerose allitterazioni (“o” 1 v.), anafore (monna ripetuto al v. 9).
Il ritmo è lento e questa particolare lentezza è dovuta alla pausa della virgola già al primo verso, dal susseguirsi di parole brevi e da una ripetizione del polisindeto come nel primo verso: “tu e Lapo ed io”.
ANALISI TEMATICA
Dal punto  di vista tematico il sonetto celebra, nelle quartine,  il valore dell’amicizia , intesa soprattutto come comunanza di ideali e , nelle terzine, il ragionar d’amore con chiaro riferimento alla poesia amorosa stilnovista. L’atmosfera è quella tipica del sogno e a crearla contribuiscono l’”incantamento”, il “buono incantatore” e quel “sempre” finale che avvolge l’occasione in una dimensione senza tempo.

APPROFONDIMENTO
Il componimento è dedicato a Guido Cavalcanti e a Lapo Gianni, due poeti stilnovisti molto cari  all’autore. Lo Stilnovismo si configurò, infatti, come un vero e proprio sodalizio tra persone che condividevano gli stessi valori: la nobiltà intesa come gentilezza d’animo e non di sangue, l’amore come esperienza di purificazione e la visone della donna come donna-angelo, essere soprannaturale, intermediario tra Dio e l’uomo. La poesia stilnovista  che nella canzone di Guinizzelli Al cor gentil rempaira sempre amore trovò il suo manifesto, era espressione di una mutata concezione sociale avvenuta nel Basso Medioevo. Venuta meno la funzione della nobiltà, la nuova classe dei borghesi proponeva altri modelli e altri valori sia nel campo politico – vedi la nascita dei Comuni- sia nel campo culturale.

L’ALTRA DONNA: PETRA


Petra è un’altra donna di Dante, certamente meno conosciuta rispetto a Beatrice. A lei sono dedicate alcune poesie , CONOSCIUTE COME RIME PETROSE della raccolta Rime. È UNA DONNA CHE SI COLLOCA ALL’OPPOSTO DELLA DONNA ANGELICATA.
Una delle canzoni più celebri è “Così nel mio parlar voglio esser aspro”. La forma è strettamente connessa al contenuto: alla donna insensibile e crudele si addice uno stile che non più essere dolce e diviene aspro.
Così nel mio parlar voglio esser aspro p. 185
com’è ne li atti questa bella petra,
la quale ognora impetra
maggior durezza e più natura cruda,
e veste sua persona d’un diaspro
tal, che per lui, o perch’ella s’arretra,
non esce di faretra
saetta che già mai la colga ignuda:
ed ella ancide, e non val ch’om si chiuda
né si dilunghi da’ colpi mortali,
che, com’avesser ali,
giuncono altrui e spezzan ciascun’arme;
sì ch’io non so da lei né posso atarme.


Prima stanza della canzone ( in tutto sei stanze di endecasillabi e settenari)

CONVIVIO
ENCICLOPEDIA DEL SAPERE MEDIEVALE .
Iniziata dopo l’esilio, l’opera è rimasta incompiuta. Il sapere medievale è esposto sotto forma di versi e prosa. Nonostante i temi siano di un certo livello e in quanto tali erano generalmente espressi in latino , Dante usa il volgare per comunicare a un pubblico più ampio.

LEGNO SANZA VELA E SANZA GOVERNO p.190

. Poi che fu piacere de li cittadini de la bellissima e famosissima figlia di Roma, Fiorenza, di gittarmi fuori del suo dolce seno6 – nel quale nato e nutrito fui in fino al colmo de la vita mia, e nel quale, con buona pace di quella, desidero con tutto lo cuore di riposare l’animo stancato e terminare lo tempo che m’è dato7–, per le parti quasi tutte a le quali questa lingua si stende, peregrino, quasi mendicando, sono andato, mostrando contra mia voglia la piaga de la fortuna, che suole ingiustamente al piagato molte volte essere imputata8.  Veramente io sono stato legno sanza vela e sanza governo, portato a diversi porti e foci e liti dal vento secco che vapora la dolorosa povertade; e sono apparito a li occhi a molti che forseché per alcuna fama in altra forma m’aveano imaginato, nel conspetto de’ quali non solamente mia persona invilio, ma di minor pregio si fece ogni opera, sì già fatta, come quella che fosse a fare.

È l’inizio del Convivio; Dante parla di se stesso e della sua condizione di esule.


                  DE VULGARI ELOQUENTIAE

Opera incompiuta e iniziata dopo l’esilio. Tratta della lingua volgare in latino. L’autore delinea le varie parlate  locali e definisce il modello di volgare illustre. È anche una sorta di storia della letteratura, in quanto Dante ricorre a numerosi esempi tratti dalla Scuola poetica siciliana e dallo Stilnovismo.
La definizione del volgare illustre p. 202
  • Illustre perché illumina i dotti che lo adoperano e a sua volta è illuminato dalle loro opere (illustrare in latino significava anche "illuminare", "dare luce"), ma qui può anche voler dire "purificare" (da lustrum), insomma "illustre" perché raffinato dai rozzi vocaboli, accenti e costruzioni dei volgari municipali, nonché reso chiaro, perfetto e di urbana finezza.
  • Cardinale perché è il punto di riferimento di tutta la famiglia dei volgari italiani (come la porta gira intorno al cardine, così i volgari italiani girano intorno al volgare illustre); un volgare è "cardinale" anche quando a livello locale gli girano attorno le minori parlate locali, i volgari municipali.

  • Regale perché, se in Italia ci fosse una corte regale (detta in latino aula) esso sarebbe il volgare parlato nel Palazzo;

  • Curiale perché adatto all'uso di un'assemblea legislativa o senato o tribunale, quell'insieme di funzionari che lavorano sotto la guida di un Principe; curiale perché proprio della "curia" italiana, cioè di quella comunità spirituale e civile, politicamente dispersa nelle sue membra, ma idealmente unita per ingegno culturale; “curiale” anche in quanto norma e misura di ogni locuzione, quindi "razionale".

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