martedì 13 novembre 2012

E.L. Master


L'Antologia di Spoon River 

Ricordate Dorothy, la protagonista di Il mago di Oz, che vive nel Kansas con gli zii e il cane Toto?
Un giorno, un ciclone solleva la casa di Dorothy, con la bambina e il cane ancora all'interno (per colpa di Toto, infatti, Dorothy non va nel rifugio sotterraneo come invece fanno gli zii), e la trasporta in volo, depositandola in una terra immaginaria.
Ebbene, ho vissuto la stessa esperienza, grazie ad un libro; anch'io sono stata sollevata da un ciclone, un ciclone di parole e pensieri: l'Antologia di Spoon River di E.L. Master. E siccome il viaggio è stato un susseguirsi di illuminazioni, non posso non  ringraziare un mio caro amico, che da tempo me ne  consigliava la lettura .
Non vi presenterò E.L. Masters (quando pubblicò il suo capolavoro-l'unica sua opera ad avere avuto successo- aveva 46 anni, in pratica la mia età e anche questa  casuale coincidenza anagrafica, ha assunto un particolare valore. E' anche alla luce di questa corrispondenza che ho letto l'Antologia), ma lo lascerò fare al Web: http://youtu.be/FlWRHanutMM.
Per quanto mi riguarda, preferisco suggerirvi la lettura di alcune poesie. L'attualità e l'universalità  mozzano il fiato e incantano con la loro forza disarmante:

Vivere la vita 
GEORGE GRAY

Molte volte ho studiato 
la lapide che mi hanno scolpito: 
una barca con vele ammainate, in un porto. 
In realtà non è questa la mia destinazione 
ma la mia vita. 
Perché l'amore mi si offrì e io mi ritrassi dal suo inganno; 
il dolore bussò alla mia porta, e io ebbi paura; 
l'ambizione mi chiamò, ma io temetti gli imprevisti. 
Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita. 
E adesso so che bisogna alzare le vele 
e prendere i venti del destino, 
dovunque spingano la barca. 
Dare un senso alla vita può condurre a follia 
ma una vita senza senso è la tortura 
dell'inquietudine e del vano desiderio — 
una barca che anela al mare eppure lo teme.




Il coraggio della verità 


Dorcas Gustine
Non ero amato da quelli del villaggio, 
ma tutto perché non avevo peli sulla lingua, 
e affrontavo chi m'insultava 
con una protesta diretta, senza nascondere o nutrire 
segreti rancori o rammarichi. 
È molto lodato il gesto di quel ragazzo spartano, 
che nascose il lupo sotto il mantello, 
e si lasciò divorare, senza un lamento. 
È più coraggioso, credo, strapparsi il lupo di dosso 
e combatterlo apertamente, magari per strada, 
tra polvere e urla di dolore. 
La lingua sarà forse un organo ribelle - 
ma il silenzio avvelena l'anima. 
Mi biasimi chi vuole - io sono contento. 




 Ritratti di donne indimenticabili
MINERVA JONES

Sono Minerva, la poetessa del villaggio, 
fischiata, schernita dai villanzoni della strada 
per il mio corpo goffo, l'occhio guercio, e il passo largo 
e tanto più quando "Butch" Weldy 
mi prese dopo una lotta brutale. 
Mi abbandonò al mio destino col dottor Meyers; 
e io sprofondai nella morte, gelando dai piedi alla faccia, come chi scenda in un'acqua di ghiaccio. 
Vorrà qualcuno recarsi al giornale, 
e raccogliere i versi che scrissi? — 
Ero tanto assetata d'amore! 
Ero tanto affamata di vita!



MARGARET FULLER SLACK

Sarei stata grande come George Eliot 
ma il destino non volle. 
Guardate il ritratto che mi fece Penniwit, 
col mento appoggiato alla mano e gli occhi fondi - 
e grigi e indaganti lontano. 
Ma c'era il vecchio, l'eterno problema: 
celibato, matrimonio o impudicizia? 
Venne il ricco esercente John Slack, 
con la promessa che avrei potuto scrivere a mio agio, 
e io lo sposai, misi al mondo otto figli, 
e non ebbi più tempo per scrivere. 
Per me, comunque, era tutto finito 
quando l'ago mi trafisse la mano 
mentre lavavo i panni del bambino, 
e morii di tetano, un'ironica morte. 
Anime ambiziose, ascoltate, 
il sesso è la rovina della vita!



Sonia la russa
 
Io, nata a Weimar 
di madre francese 
e padre tedesco, professore dottissimo, 
orfana a quattordici anni, 
diventai ballerina, mi chiamavano Sonia la russa, 
sempre su e giù per i boulevard di Parigi, 
prima l'amante di vari duchi e conti, 
poi di poveri artisti e poeti. 
A quarant'anni, passée, puntai su New York 
e sulla nave conobbi Patrick Hummer, 
arzillo e rubizzo, coi suoi sessant'anni suonati, 
reduce dalla vendita di un carico 
di bestiame nella tedesca città di Amburgo. 
Mi portò a Spoon River e vivemmo lì 
per vent'anni - ci credevano sposati! 
Questa quercia accanto a me è il ritrovo preferito 
di azzurre ghiandaie che ciarlano, ciarlano tutto il giorno. 
E perché no? Persino la mia polvere ride 
al pensiero di quella cosa buffa che è la vita. 









Fare il poeta 
  Theodore il poeta
 
Da ragazzo, Theodore, te ne stavi lunghe ore 
sulla riva del torbido Spoon 
a fissare con occhi incavati la tana del gambero, 
in attesa di vederlo, mentre spinge avanti, 
prima le antenne ondeggianti, come festuche, 
e poi subito il corpo, color steatite, 
gemmato con occhi di gaietto. 
E ti chiedevi rapito nel pensiero 
cosa sapesse, cosa desiderasse, e perché mai vivesse. 
Ma poi il tuo sguardo si volse agli uomini e alle donne 
che si nascondono nelle tane del destino in grandi città, 
per veder uscire le loro anime, 
e così capire 
come vivessero, e per che cosa, 
e perché s'affannassero tanto a strisciare 
lungo la strada sabbiosa dove manca l'acqua 
quando l'estate declina. 


Petit, il poeta
 

Semi in un baccello secco, tic, tic, tic, 
tic, tic, tic, come atomi in lotta - 
lievi giambi suscitati dalla brezza - 
ma il pino ne fa una sinfonia. 
Ottave, villanelle, rondelli, rondò, 
profusione di ballate sullo stesso tema antico: 
le nevi e le rose di ieri sono svanite, 
che cos'è l'amore se non una rosa che sfiorisce? 
La vita intorno a me nel villaggio: 
tragedia, commedia, valore e verità, 
coraggio, costanza, eroismo, caduta - 
tutto sul telaio, e che disegni! 
Boschi, prati, ruscelli e fiumi - 
cieco a tutto ciò, tutta la vita. 
Ottave, villanelle, rondelli, rondò, 
semi in un baccello secco, tic, tic, tic, 
tic, tic, tic, che umili giambi, 
mentre Omero e Whitman ruggivano nei pini? 



 Informazione... 

Il direttore Whedon
 

Saper vedere ogni aspetto d'ogni problema, 
dar ragione a tutti, essere tutto, non essere nulla a lungo; 
pervertire la verità, strumentalizzarla, 
sfruttare i grandi sentimenti e le passioni della famiglia umana 
per bassi scopi, per fini astuti, 
indossare una maschera come gli attori greci - 
il tuo quotidiano di otto pagine - dietro cui ti nascondi, 
strillando nel megafono dei caratteri cubitali: 
"Sono io il gigante". 
E quindi vivere anche la vita di un ladruncolo, 
avvelenato dalle parole anonime 
di un'amica segreta. 
Per danaro insabbiare uno scandalo 
o divulgarlo ai quattro venti per vendetta, 
o per vendere il giornale, 
distruggendo reputazioni, o corpi, se necessario, 
vincere a ogni costo, salvo la vita. 
Gloriarsi di un potere demoniaco, minare la civiltà, 
come un ragazzo paranoico mette un tronco sulle rotaie 
e fa deragliare il rapido. 
Essere un direttore, com'ero io. 
Poi giacere qui accanto al fiume sopra il punto 
dove scorre la fogna del villaggio, 
e scaricano barattoli vuoti e immondizie, 
e nascondono gli aborti. 




Ma l'invito è chiaramente quello di spizzicare ancora nell'Antologia fino a farsi venire l'appetito di leggerla tutta, come è successo a me. L'opera era stata pubblicata dall'autore tra il 1914 e il 1915; la prima edizione italiana porta la data del 9 marzo 1943. La letteratura americana,  osteggiata dal Fascismo,  si affermerà  più tardi, grazie al lavoro di traduzione e mediazione di scrittori  come Pavese e Vittorini. 
 Fernanda Pivano, che ha tradotto le poesie di Lee Masters,  racconta «Ero una ragazzina quando vidi per la prima volta l'Antologia di Spoon River: me l'aveva portata Cesare Pavese, una mattina che gli avevo chiesto che differenza c'è tra la lettura americana e quella inglese». I primi libri americani che Pavese portò alla Pivano, lei li guardò «con grande sospetto». Ma con l'Antologia di Spoon River fu un colpo di fulmine: «l'aprii proprio alla metà, e trovai una poesia che finiva così "mentre la baciavo con l'anima sulle labbra, l'anima d'improvviso mi fuggì". Chissà perché questi versi mi mozzarono il fiato: è così difficile spiegare le reazioni degli adolescenti» .Quasi per conoscere meglio i personaggi, Fernanda iniziò a tradurre in italiano le poesie, naturalmente senza dirlo a Pavese: temeva che la prendesse in giro. Ma un giorno Pavese scoprì in un cassetto il manoscritto e convinse Einaudi a pubblicarlo. Incredibilmente riuscì a evitare la censura del Ministero della cultura popolare cambiando il titolo in «Antologia di S.River» e spacciandolo per una raccolta di pensieri di un quanto mai improbabile San River.

 Nel 1971 Fabrizio De André pubblicò l'album "Non al denaro, non all'amore né al cielo", liberamente tratto dall'Antologia di Spoon River. De André scelse nove delle 244 poesie e le trasformò in altrettante canzoni. 
Le nove poesie scelte toccano fondamentalmente due grandi temi: l'invidia (Un matto, Un giudice, Un blasfemo, Un malato di cuore) e la scienza (Un medico, Un chimico, Un ottico).
In quell'occasione Fernanda Pivano intervistò il cantautore.
Di quella intervista, mi piace riportare questa battuta:

"Ha dei rimpianti?"
"No. Ho sempre impostato la mia vita in modo da morire con trecentomila rimorsi e nemmeno un rimpianto."
(http://maso.altervista.org/percorsi_incrociati/spoonriver/)



 Infine le canzoni di De André:

http://youtu.be/ngoL4H9byCM

5 commenti:

  1. ....quante coincidenze nella tua vita!!E' uno dei miei libri preferiti!bellissima e significativa la prima poesia che hai pubblicato......la porterò sempre con me

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  2. Un susseguirsi di coincidenze.
    Secondo i Greci, il Fato era superiore allo stesso Zeus. Io sono un po' fatalista, nonostante mi reputi una donna razionale.
    Mi piace pensare che conserverai quel dono con cura. Tempo fa, in un corso sulla Pedagogia del III Millennio, ci chiesero di posizionarci sulla nave che i docenti avevano disegnato sulla lavagna. Ognuno scelse il proprio posto e alcuni punti dell'imbarcazione risultarono particolarmente affollati. Ebbene, io fui l'unica a disegnarmi con le mani attaccate alla vela, in balia del vento che mi sballottolava di qua e di là. Io immagino la mia vita così: in balia degli eventi con strumenti e risorse sempre più raffinati.

    I FIUMI
    di Giuseppe Ungaretti

    (....)Mi sono accoccolato
    Vicino ai miei panni
    Sudici di guerra
    E come un beduino
    Mi sono chinato a ricevere
    Il sole

    Questo è l’Isonzo
    E qui meglio
    Mi sono riconosciuto
    Una docile fibra
    Dell’universo

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  3. Incantata dal tuo bellissimo ed interessante blog, ti porgo il mio saluto con affetto. La poesia che preferisco dell'antologia di Spoon River è Emily Sparks, mentre la canzone di Faber che amo di più è Un chimico, anche cantata da Morgan. Un abbraccio,
    Rosy, in arte Harielle :)

    anangelinthecity.wordpress.com

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  4. Aprire il mio blog e trovare il tuo affettuoso saluto, è stata una gradita sorpresa. Sono contenta che il mio blog ti piaccia. Ti ho subito guardato con interesse e stima; la citazione dal poema indiano è stata galeotta! un abbraccio.

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    1. Spero darai un'occhiata anche al mio blog su wordpress, nel frattempo spero di leggerti presto. Un caro abbraccio, dolce Margherita :)

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