TUONI, FULMINI,
SAETTE.
Da giorni il cielo
intorno ardeva di rossi fuochi minacciosi e l’aria era greve di un mistero
indefinito.
-Corriamo da quella parte!
-Perché, Alan, che cosa c’è?
- Ho visto qualcosa, Barth!
-Che cosa?
- Non lo so…forse una luce…forse qualcosa o qualcuno! Forse
qualcuno.
- Potrebbe essere pericoloso. Io ho paura, ma non voglio
lasciarti solo. Andiamo.
Barth e Alan erano amici inseparabili e gli amici
inseparabili, si sa, non si separano
mai, soprattutto nei momenti più difficili.
Si erano conosciuti in prima elementare e da allora, erano passati sette anni, non si erano mai persi di
vista. Li univa la passione per la robotica , le passeggiate all’aperto e una
spiccata curiosità per il mondo e i suoi
abitanti. Alan però aveva una marcia in più per via di quel suo carattere
ribelle e impulsivo, a cui faceva da contrasto una faccia buffa e piena di lentiggini.
Nel paese non si parlava d’altro; c’era chi azzardava
teorie scientifiche , ma i più fantasticavano su visite aliene, provenienti chissà da quali
galassie. Erano certi, costoro, che si trattasse di creature viventi
catapultate sulla terra da uno dei buchi neri sparsi nell’Universo.
Barth ne era convinto. Da
sempre appassionato di cerchi nel
grano, si vantava di averne individuato uno di modeste dimensioni, nei
pressi del fontanile. Da qui, la sua ipotesi era presto fatta: gli
extraterrestri erano scesi sulla Terra per rubare l’acqua del nostro pianeta.
-
Fantasie,
Barth, solo fantasie.
Alan, infatti era
scettico, molto scettico e non avanzò nessuna spiegazione, almeno all’inizio.
Comunque tutte e due decisero che si sarebbero dati da fare
per scoprire la verità.
E statene certi che lo avrebbero fatto.
Sistematicità e costanza, secondo Barth, intuito e
prontezza dal punto di vista di Alan.
Come avrebbero messo insieme questi loro metodi di indagine
era un mistero.
Intanto il primo cominciò a raccogliere tutti gli indizi su
un taccuino.
Alla fine risultò che i primi avvistamenti erano iniziati
il giorno successivo alla scoperta del
cerchio di grano presso il fontanile, precisamente il giorno 24 giugno 3015 e che
i lampi di fuoco apparivano e scomparivano a intervalli regolari (durante il
giorno se ne contarono esattamente 12).
AVVISO AI CITTADINI
Si avvisa la cittadinanza
che nei prossimi giorni l’erogazione dell’acqua potabile potrà subire delle
limitazioni, a causa dell’abbassamento del livello delle disponibilità idriche.
Per qualsiasi
informazione, contattare l’Ufficio tecnico o chiamare il numero verde 800 900
600.
Il Sindaco
La notifica dell’ordinanza sindacale sembrò chiudere il
cerchio degli indizi e confermare i sospetti di Barth.
-
Dammi
retta, Alan. Sono gli alieni! Rubano la nostra acqua!
Qualche giorno più tardi, una nuova ordinanza sindacale
vietò l’uso delle utenze idriche domestiche e dispose che l’acqua fosse
acquistata dalle fontanelle pubbliche, presidiate dalla polizia locale e da un
esattore delle imposte che erogava il liquido in base alla somma di denaro
versata.
La vita nel paese era diventata un inferno.
-Ho tre bambini piccoli.
-Dovrò chiudere il mio ristorante?
-Non potrò più fare il pane!
- Il mio giardino…
C’era un uomo vestito di bianco , con una conca e un mestolo; si aggirava per le vie e le piazze
del paese a distribuire acqua ai passanti. Anche Barth e Alan bevvero l’acqua dalla conca, pensando
a quanti lo avevano fatto quel giorno prima di loro.
Che cosa sarebbe successo se l’acquedotto comunale si fosse
seccato del tutto?
-E’ tardi, Alan, andiamo via.
Barth era sfinito
per il lungo appostamento, ma proprio
quando stavano per lasciare il fontanile, si accorsero che qualcosa
lampeggiava.
Un fascio di luce a intermittenza rischiarava la zona e un
rumore sordo scuoteva l’oscurità.
C’era una strana atmosfera di attesa che raggelava i
pensieri e impediva qualsiasi decisione. Alan chiamò Barth, bisbigliandogli
nell’orecchio. Restarono immobili.
Dal cielo appena sopra di loro, videro scendere un fascio
di luce luminosa imperlato di microscopiche goccioline d’acqua, sembrava una cascata
di perle diafane che invece di scendere, saliva. Alan e Barth seguirono la scia
luminosa e si accorsero che terminava
nel fontanile.
-Barth, guarda la luce, sembra che beva l’acqua del
fontanile! Andrò a vedere da vicino, rimani qui.
Barth aveva paura a rimanere da solo, perciò seguì l’amico, ma nel muoversi urtò la ferraglia
dietro la quale si era appostato, producendo un rumore assordante, reso ancora
più stridulo dal silenzio della notte.
Contemporaneamente il raggio luminoso assunse le sembianze
di un gigante meccanico che roteando i suo occhi di brace sulla campagna
deserta, illuminò Barth e Alan.
Pietrificati e sospesi come due stalagmiti, Alan e Barth
riuscivano a malapena a respirare; ogni tanto uno sguardo forzato dava la
misura esatta del loro terrore.
Quegli attimi sembrarono infiniti; sospesi a metà strada
tra il cielo e la terra. Nessuno dei due osava pensare a che cosa sarebbe
successo da lì a poco.
Ma ecco, come un’eco lontana, ebbero la sensazione di
sentire una voce, forse più di una voce.
Da quella singolare posizione, si sentirono vicini alle
stelle.
Lanterne cinesi salivano leggere , puntellando di fuochi la
volta del cielo, mentre un canto di libertà saturava l’aria, rompendone il
silenzio.
Li avresti potuti riconoscere tutti gli abitanti del paese,
uno a uno, sfilare dietro l’uomo vestito di bianco.
La marcia dell’acqua era stata organizzata giorni prima
proprio per quella sera.
Mille o forse più persone, bambini, adulti, anziani
avanzavano in religioso silenzio verso il fontanile per una veglia comune.
Alan e Barth restarono a guardare meravigliati, mentre i loro sguardi si addolcivano scaldati dal respiro
dei manifestanti.
Quale fu la reazione del corteo, quando, risalita la
pianura, si trovarono davanti a quella strana scena, non è difficile da
immaginare.
In quel momento , a tutti gli attori di quella strana
notte, si chiarì un mistero che ormai durava da giorni.
Ognuno di loro, incrociando gli sguardi, ebbe tutte le
risposte.
Era il momento di agire. L’uomo dalla veste bianca cominciò
ad avanzare verso il fascio luminoso, offrendo l’acqua attinta dalla conca.
Nessuno sapeva la risposta, ma in quella atmosfera
rarefatta nulla lasciava pensare al peggio.
La luce robotica dapprima si irrigidì, facendo vorticare
Alan e Barth, poi divenne sinuosa e lentamente depose a terra i due ragazzi.
Simile a un aspirapolvere, risucchiò il manifestante che
scomparve dalla vista dei presenti.
Non passò molto tempo e la luce vivente ricomparve.
Il cielo illuminato dalle lanterne cinesi, illuminò l’uomo
dalla veste bianca: la conca e il mestolo erano spariti.
Alan e
Barth si girarono a guardare la scia luminosa
dell’astronave in fuga verso l’Universo
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