DANTE, PETRARCA,
BOCCACCIO E ALTRI
(GIORGIO VASARI, 1544)
DANTE
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PETRARCA
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BOCCACCIO
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1265-1321
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1304-1374
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1313-1375
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GIOVANNI BOCCACCIO
Firenze o Certaldo?
Figlio illegittimo di un ricco
mercante. Molto importante per la sua formazione fu il soggiorno napoletano
dove aiuta il padre al banco. (14 anni). Non ha nessun interesse per il mondo
mercantile, così comincia ad occuparsi di letteratura presso la corte di Roberto D’Angiò,
sovrano di vasta cultura. Frequenta
la biblioteca imperiale e compie studi da autodidatta, sorretto da un
grande entusiasmo. Studia i
classici, la tradizione cortese e stilnovista. Scrive sia in latino che
in volgare. Si innamora
della figlia di Roberto D’Angiò a cui dedica poesie di lode sotto il nome di
Fiammetta. (ELEGIA DI
MADONNA FIAMMETTA)
Nell’inverno
del 1340-41 rientra a Firenze; nel 1348 scoppia la peste , muoiono il padre e la madre.
Nel 1349 inizia il suo
capolavoro il DECAMERON : il pubblico non è più quello elegante e
raffinato della corte angioina, ma quello di una cittadina borghese che ha già
conosciuto grandi scrittori. Conosce
Petrarca con cui allaccerà rapporti di profonda amicizia umana e
culturale, come testimoniato dalle loro lettere. Ha una grande ammirazione per
Dante (TRATTATELLO IN
LAUDE DI DANTE) di cui leggerà pubblicamente la DIVINA COMMEDIA su
incarico del Comune fiorentino. UN evento negativo segnerà la sua vita,
determinando un profondo cambiamento.
Approfondimento
Roberto D’Angiò re di Napoli dal 1309 al 1343.
Roberto si dedicò ad un’intensa attività volta a
stabilizzare il regno, e realizzò anche importanti opere, come l’ampliamento dei porti.
Con lui il Regno, prostrato da lunghi decenni di guerre contro l’altro Regno di
Sicilia, aveva guadagnato in prestigio, ed il re stesso fu detto “il Saggio” o il “Pacificatore
dell’Italia”. Petrarca
e Boccaccio lo ammirarono per la sua dottrina, mentre Dante lo definì “re da
sermone”, disprezzandolo per la politica anti-imperiale.
Roberto, restituita al suo regno la stabilità
politica, favorì l’arte e
la cultura, e lasciò monumenti che avrebbero vinto la sfida con il
tempo, come il complesso del
Monastero di Santa Chiara in Napoli, che ancora oggi è uno dei posti più belli,
suggestivi, ricchi di storia, della città nonostante il bombardamento americano
della II guerra mondiale. A Napoli vissero Petrarca e
Boccaccio, lavorarono Simone Martini e quando era al massimo della sua fama,
ricco e conteso, Giotto.
IL DECAMERON
Nel
1370 Boccaccio trascriverà l’opera in un codice autografo: ha 57 anni e non gode di buona
salute.
CRITICA LETTERARIA
vNASCE IL ROMANZO MODERNO
vSCOPO EDONISTICO E UTILITARIO
vTEMI BORGHESI E CORTESI (LE DUE ESPERIENZE DI VITA
DELL’AUTORE)
vLA PAROLA DECAMERON SIGNIFICA
10 GIORNATE E DERIVA DAL GRECO (GRANDE INTERESSE DI BOCCACCIO PER QUESTA
LINGUA, CHE SU SUO INTERESSAMENTO, VERRA’ INSEGNATA A FIRENZE PER LA PRIMA
VOLTA)
vNEL PROEMIO L’AUTORE AFFERMA DI AVER SCRITTO L’OPERA PER
CONSOLARE LE DONNE CHE SOFFRONO PER AMORE.
vSTRUTTURA:
PROEMIO, 10 CAPITOLI (UNO PER CIASCUNA GIORNATA) PRECEDUTI DA UNA
RUBRICA CHE SINTETIZZA IL CONTENUTO E UN’INTRODUZIONE. ANCHE LE NOVELLE SONO INTRODOTTE DA UNA
RUBRICA. ALLA FINE TROVIAMO LE CONCLUSIONI DELL’AUTORE . PROEMIO, RUBRICHE, INTRODUZIONI E
CONCLUSIONI COSTITUISCONO LA CORNICE DELL’OPERA.
vSTRUTTURA A INCASTRO: LA CORNICE E’ RACCONTATA DALL’AUTORE;
LE NOVELLE SONO RACCONTATE DAI 10 GIOVANI ; ALL’INTERNO DELLE NOVELLE CI SONO
ALTRI PERSONAGGI CHE PARLANO E RACCONTANO;
INIZIO
IN
UN MATTINO DEL 1348 10 GIOVANI (SETTE FANCIULLE E TRE FANCIULLI)
APPARTENENTI ALL’ALTA BORGHESIA
FIORENTINA SI INCONTRANO PER CASO NELLA CHIESA DI SANTA MARIA NOVELLA , DOVE
DECIDONO CHE PER SFUGGIRE ALLA PESTE, SI RITIRERANNO IN CAMPAGNA , SULLE COLLINE
FIORENTINE.
I
NOMI DEI PERSONAGGI HANNO TUTTI UN SIGNIFICATO CHE RINVIA AL LORO CARATTERE. LA
PIU’ SAGGIA DI TUTTI, QUELLA Più MATURA, SI CHIAMA PAMPINEA CHE INFATTI
SIGNIFICA “RIGOGLIOSA”. E LEI A FARE LA PROPOSTA. RESTERANNO FUORI CITTA’, IN
UN PALAZZO CIRCONDATO DA UN MAGNIFICO GIARDINO, PER DUE SETTIMANE.
INFLUENZA
DELLA NOVELLISTICA ARABA
LE
MILLE E UNA NOTTE
- SHAHRAZAD RACCONTA PER ALLONTARE LA MORTE
- RACCOLTA DI NOVELLE A CORNICE.
LA
PROSA DEL DECAMERON
LO STILE E LA SINTASSI RISENTONO SIA
DI MODELLI CLASSICI SIA
DEL PARLATO, MA SOPRATTUTTO DEL CONTESTO.
NELLA
CORNICE, NELLE NOVELLE TRAGICHE LO STILE E’ PIU’ ELEVATO, CON PERIODI AMPI,
CARATTERIZZATI
DALL’IPOTASSI ( SUCCESSIONE DI SUBORDINATE POSTE IN MODO
GERARCHICO); NELLE NOVELLE D’AZIONE E DI BEFFA LO STILE SI FA PIU’
RAPIDO, CON FRASI BREVI (PARATASSI) E L’IMMISSIONE DI LESSICO PIU’
COLLOQUIALE E A VOLTE GERGALE O DIALETTALE .
DANTE
E BOCCACCIO
IL
DECAMERON E’ UNO DEI MASSIMI ESEMPI DI REALISMO MEDIEVALE , ACCOSTABILE ALLA
COMMEDIA DANTESCA (PLURILINGUISMO E PLURISTILISMO) CON UNA DIFFERENZA.
NELL’OPERA DI DANTE MEDIOEVO E ANTICHITA’ CONVIVONO , IN BOCCACCIO C’E’ LA
PIENA CONSAPEVOLEZZA DELLA LORO DIVERSITA’.
IL
REALISMO DI BOCCACCIO, INOLTRE, E’ EVIDENTE SOPRATTUTTO NEI RACCONTI COMICI.
IL
PENSIERO DI BOCCACCIO
SECONDO
BOCCACCIO, LA VITA DELL’UOMO E’ GOVERNATA DALLA FORTUNA E DALLA NATURA.LA PRIMA
E’ VISTA COME L’IMPREVISTO CHE MUTA LE COSE IN SENSO POSITIVO O NEGATIVO
(ANDREUCCIO DA PERUGIA) E DETERMINA L’APPARTENENZA SOCIALE DELL’INDIVIDUO. LA
SECONDA INFLUISCE SUL CARATTERE. L’INGEGNO OSSIA L’INTELLIGENZA DEL SINGOLO
CONSENTE DI CONTROLLARE LA FORTUNA E LA NATURA, ORIENTANDOLE VERSO IL BENE O
VERSO IL MALE.IMPORTANTE VALORE PER L’UOMO, OLTRE ALL’INGEGNO E ALL’OPEROSITA’,
E’ ANCHE L’ONESTA’ , INTESA COME DIGNITA’, SUPERIORITA’ MORALE E INTELLETTUALE.
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